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LA VITA

Aurora Sanseverino nacque a Saponara, oggi Grumento Nova (Potenza), il 28 aprile 1669 (o 1667, secondo una ricerca genealogica) da Carlo Maria, principe di Bisignano e da Maria Fardello principessa di Pacecco.
Le fu dato il nome di Aurora forse perché in un famoso dipinto del tempo, eseguito dall’abate Giovanni Ferro ed intitolato “L’Aurora”, era raffigurata una bellissima fanciulla che spargeva fiori sul mondo.
Fin da bambina mostrò intelligenza sveglia e carattere tenace, tanto da indurre i genitori a coltivare queste doti.
Suo padre era appassionato di letteratura, pittura e musica, al punto da far costruire nel suo palazzo, abbellito ed ampliato, addirittura un teatro. Così ella, sulle orme paterne, si avviò agli studi, sotto la guida di ottimi precettori. Studiò varie discipline, fra cui il latino, la filosofia e la storia, mostrando grande passione per la poesia e la musica.

Sposò, il 25-12-1680 (aveva solo 11 anni e 8 mesi), il conte Girolamo Acquaviva di Conversano, il quale morì nel settembre del 1681, lasciandola senza figli. Tale perdita causò in lei grande sofferenza. A Napoli conobbe e poi sposò, il 28 aprile 1686, Nicola Gaetani dell’Aquila d’Aragona Le nozze, fastosissime, avvennero nei feudi paterni della Basilicata. Durante la cerimoniail padre della sposa fece rappresentare, nel teatro del suo palazzo, il dramma pastorale “Eliodoro”. A quei tempi, a Napoli, vivevano studiosi di letteratura italiana e latina, di filosofia, giurisprudenza, generalmente di medio livello. Questi personaggi si incontravano in eleganti salotti. Tra essi vi era anche Aurora, bellissima dama aristocratica, che già aveva scritto rime poetiche, che le avevano fatto meritare simpatia ed apprezzamento generale. Intanto, nel 1690, a Roma, era nata un’Accademia letteraria, chiamata Arcadia, costituita da un gruppo di letterati che, inizialmente, si riunivano in salotti aristocratici romani. L’intenzione era di opporsialla poesia artificiosa, auspicando un ritorno al classicismo e ad una poesia ispirata a sentimenti veri. Costoro assumevano nomi evocati dal mondo pastorale e venivano chiamati pastori arcadi.

In verità la poesia non raggiungeva grandi livelli in quei ricchi signori; tuttavia l’iniziativa favorì incontri fra personaggi diversi e quindi portò un reale sviluppo della cultura (limitatamente a quelle categorie di privilegiati). Anche Aurora s’iscrisse all’Accademia dell’Arcadia di Roma (anno 1695, 214. ma iscritta) ed assunse il nome di LucindaCoritesia, Pastorella Arcade. Poiché anche il marito Nicola apparteneva alla stessa Accademia fra i due, almeno nella prima fase del matrimonio, vi fu buona armonia e unità di vedute. In seguito, Aurora fece parte anche:

1)     della Colonia Arcadica Sebezia di Napoli,
2)     dell'Accademia degliSpensierati di Rossano (Cosenza),
3)     dell’Accademia degli Innominati di Bra (Cuneo), con il nome “La Perenne”.

Ella riceveva regolarmente gli iscritti a queste Accademie nel suo salotto di casa Gaetani, a Port’Alba, Napoli. Solitamente Aurora viveva a Napoli, ma spesso veniva anche a Piedimonte, nel Palazzo Ducale della famiglia Gaetani. Per suo volere, questo Palazzo subì una profonda ristrutturazione, diventando più elegante e raffinato. Accanto al Palazzo fu costruito, ancora per suo desiderio, un piccolo teatro, nel luogo ove precedentemente era il seggio comunale, comunicante internamente con il Palazzo stesso. Nel 1699 in quel teatro vi fu rappresentata, per la prima volta, una commedia, di autore ignoto, dal titolo “Marte e Imeneo”, con prologo musicato dal bolognese Giacomo Antonio Perti. La stessa Aurora vi partecipò, recitandovi una parte. Nel 1707, ancora in quel teatro, fu rappresentato un melodramma di Giuvo - Fago dal titolo “Il Radamisto”. Nel 1711 vi fu addirittura una stagione lirica. Nello stesso teatro, o in altri saloni, furono rappresentati melodrammi e serenate.
Vi furono rappresentate, in particolare, le opere “Semèle” di Giuvo – Mancini, la “Cassandra indovina “di Giuvo – Fagoe tre serenate: la prima di Perti, la seconda di N. Porpora e la terza di Händel (dal titolo “Aci,Galatea e Polifemo”).

Tra le attività della poetessa vi era anche la caccia al cinghiale nei monti del Matese. Aurora era molto bella e slanciata, aveva i capelli ricci, ma allo stesso tempo doveva essere una donna energica, guerriera, se era in grado di ammazzare i pericolosi cinghiali.
Ebbe due figli: Cecilia e Pasquale, i quali morirono entrambi prima dei genitori.
Aurora morì a Piedimonte (oggi Piedimonte Matese) il 2 luglio 1726 e fu seppellita nella Chiesa dell’Immacolata Concezione (detta anche della SS. Concezione di Maria) dei Chierici Regolari Minori, presso il Convento Madonna delle Grazie (alle falde del monte Cila), da lei fatto edificare


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